GRAND CENTRAL TERMINAL - Rapporto da un pianeta estinto

Racconto di Leo Szilard, 1948
0.jpgImmaginate che colpo fu per noi arrivare in questa città e trovarla deserta. Per dieci anni aveva­mo viaggiato nello spazio, sempre più impazienti e irrequieti a causa della forzata inattività, e poi, quando finalmente atterria­mo sulla Terra, si scopre - come di certo saprete - che sul piane­ta si è estinta ogni forma di vita.
Per prima cosa, naturalmente, dovevamo scoprire cos'era accaduto e se il misterioso elemento che aveva distrutto tutti gli esseri viventi era ancora attivo e se rappresentava una minaccia anche per noi. Certo, non avremmo potuto fare niente per pro­teggerci, ma stava a noi decidere se inviare in futuro altre spe­dizioni o sconsigliare ulteriori viaggi su questo pianeta.
All'inizio avevamo creduto di trovarci di fronte a un enigma insolubile. Quale virus o batterio poteva uccidere tut­te le piante e tutti gli animali? Poi, a meno di una settimana dal nostro arrivo, uno dei nostri fisici notò, per puro caso, una leggera traccia di radioattività nell'aria. Poiché era molto debole non sembrava un indizio rilevante, ma dalle analisi si scoprì che era presente uno strano miscuglio di elementi radioattivi diversi.
A questo punto, Xram si è ricordato che circa cinque anni fa sulla Terra erano stati avvistati dei lampi misteriosi, durati una sola settimana. Gli è venuto in mente che forse quei lampi potessero essere esplosioni di uranio, che la radioattività attua­le fosse il prodotto di quelle esplosioni risalenti a cinque anni prima e che all'inizio la concentrazione di quelle sostanze nel­l'aria fosse stata tanto forte da distruggere la vita sul pianeta.
Era un'idea assolutamente improbabile, però, perché l'u­ranio non è esplosivo ed è necessario innescare un processo assai elaborato per farlo deflagrare. Poiché gli abitanti della Ter­ra, che avevano costruito tutte queste città, erano probabil­mente esseri dotati di ragione, è diffìcile credere che si siano dati tanto da fere per trovare un modo di rendere l'uranio esplosivo al solo scopo di distruggere se stessi.
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Ma, in effetti, analisi successive hanno dimostrato che gli ele­menti radioattivi presenti nell'aria corrispondono esattamente a quelli originati dalle esplosioni di uranio e si ritrovano nelle stesse percentuali che avrebbe prodotto la fissione dell'uranio, se fosse avvenuta cinque anni fa. È improbabile che si tratti di una coincidenza e quindi la teoria di Xram è ormai general­mente accettata, almeno fino a questo punto.Tuttavia, quando va oltre e cerca di spiegare come e perché queste esplosioni si siano verificate, non riesco più a seguirlo. Xram pensa che tra gli abitanti dei due continenti sia scoppiata una guerra, vinta da entrambe le parti. I documenti dimostrano, infatti, che i primi venti lampi sono avvenuti sul continente eurasiatico e poi gli altri cinque, molto più potenti, sul conti­nente americano. Per questo inizialmente anch'io ero tentato di prendere in seria considerazione la teoria della guerra.
Pensavo che forse i due continenti erano stati abitati da due diverse specie di terrestri che non riuscivano o non volevano controllare il numero delle nascite e che questo può aver provocato problemi di sovraffollamento, scarsità di cibo e di conseguenza una lotta per la sopravvivenza tra le due specie. Ma la teoria è stata scartata alla luce di due fatti: pri­mo, gli scheletri dei terrestri rinvenuti sul continente eura­siatico e su quello americano appartengono alla stessa specie; secondo, le statistiche sugli scheletri dimostrano che non esi­stevano condizioni di sovraffollamento in nessuno dei due continenti.
Nonostante ciò, Xram insiste con la sua teoria della guer­ra. Il peggio è che adesso basa tutte le sue argomentazioni su un'unica scoperta, a dire il vero singolare ma, secondo me, pri­va di importanza, fatta di recente nel corso delle nostre ricerche sul "Grand Central Terminal" di New York.
Quando atterrammo qui, non sapevamo da dove comin­ciare le indagini e quindi scegliemmo come primo oggetto di studio una delle più imponenti costruzioni della città.
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Cosa significhi il nome "Grand Central Terminal" non lo sap­piamo, ma non c'è alcun dubbio sulla funzione principale del­l'edificio. Faceva parte di un primitivo sistema di trasporto costituito da rudimentali macchinari a motore che si muoveva­no su rotaie trascinando vetture montate su ruote.Siamo impegnati nello studio dell'edificio da più di dieci giorni e finora abbiamo scoperto numerosi dettagli interessan­ti e alquanto curiosi.
Vorrei iniziare con un particolare di cui siamo riusciti a capire il significato, almeno secondo la mia opinione. Affissi alle vetture trovate in questa stazione abbiamo scoperto dei cartelli che recavano due tipi di scritte: "Fumatori" e "Non fumatori", indicando chiaramente una forma di segregazione tra passeggeri. Ne ho subito dedotto che questa città doveva essere popolata da due varietà di terrestri, una più pigmentata, con carnagione scura o "affumicata", e un'altra meno pigmentata (anche se non neces­sariamente albina), con carnagione chiara o "non affumicata".
Poiché tutti i resti di individui sul pianeta sono stati rinvenuti sotto forma di scheletri, non è possibile ricavarne informazioni sulla loro pigmentazione. All'inizio, quindi, sembrava difficile trovare conferma a questa teoria. Nel frattempo però nella cit­tà sono stati scoperti alcuni edifici dagli interni spaziosi che avevano chissà quale oscura e misteriosa funzione. All'interno di queste costruzioni, appese alle pareti ci sono tele pitturate e incorniciate, che raffigurano paesaggi e immagini di terrestri. E così adesso sappiamo che esistevano due classi di terrestri: quel­li con una pigmentazione della pelle più accentuata (che dava loro un aspetto affumicato) e quelli con una pigmentazione più tenue (la varietà non affumicata), esattamente come previsto.
Dovrei forse aggiungere che una certa percentuale di immagini rivela l'esistenza di una terza specie di terrestri. Oltre a un paio di gambe e di braccia, questa terza specie disponeva di un paio di ali e, a quanto pare, tutti appartenevano alla varie­tà meno pigmentata. Nessuno dei numerosi scheletri finora esaminati sembra appartenere a questa specie alata e quindi ne ho concluso che le immagini sui muri rappresentano una varie­tà estinta. La validità di questa deduzione è ormai certa, poiché abbiamo determinato che le forme alate compaiono più spesso nelle raffigurazioni antiche che non in quelle recenti.
Naturalmente non posso descrivere qui tutte le incredibi­li scoperte che abbiamo fatto all'interno del "Grand Central Terminal" di New York, ma voglio raccontarvi almeno quella più sconcertante, soprattutto perché su di essa Xram fonda la sua teoria della guerra.
Si tratta di una scoperta fatta nel corso di indagini su un dettaglio a prima vista insignificante. Nella vastità del "Grand Central Terminal" abbiamo notato la presenza di due ambien­ti più piccoli situati in una posizione davvero nascosta. Ognu­no dei due ambenti (con la scritta "Uomini" o "Donne") con­tiene una serie di cubicoli che servivano da temporaneo riparo ai terrestri per depositare i loro escrementi. La prima domanda che ci siamo posti è: come facevano i terrestri a individuare questi depositi nascosti all'interno del "Grand Central Termi­nal" di New York?
Un terrestre che si muovesse a caso all'interno del vasto edifìcio ci avrebbe impiegato in media un'ora per trovarne uno. Tuttavia, è possibile che i terrestri localizzassero i depositi con l'aiuto dell'olfatto: abbiamo determinato che se il loro senso dell'olfatto fosse stato trenta o quaranta volte più sviluppato di quello, piuttosto rudimentale, della nostra specie, il tempo impiegato a individuarli sarebbe sceso da un'ora a cinque o die­ci minuti. Ed ecco chiarito ogni dubbio in proposito.
Un altro punto, invece, risultava difficile da spiegare. Il problema si è presentato quando abbiamo scoperto che la porta di ogni cubicolo presente nel deposito era chiusa da un meccanismo piuttosto complicato. Esaminando attentamente questi congegni si è scoperto che contenevano numerosi piccoli dischi circolari di metallo. Adesso sappiamo che questi inge­gnosi meccanismi servivano a bloccare la porta del cubicolo fino a quando non vi fosse stato inserito un altro disco attra­verso un'apposita fessura; subito la porta si sbloccava, permet­tendo l'accesso al cubicolo.
Sui piccoli dischi sono raffigurate diverse immagini e molte iscrizioni che hanno tutte in comune la parola "Libertà". Qual è il significato di questi congegni, dei dischi al loro inter­no e della parola "Libertà" che vi è impressa sopra?
Le teorie ipotizzate sono tante, ma siamo tutti d'accor­do nel considerare più plausibile quella secondo cui si tratte­rebbe di un rituale che accompagnava l'atto di liberarsi, simi­le forse a certi curiosi cerimoniali osservati sui pianeti Sigma 25 e Sigma 43. Stando a questa ipotesi, la parola "Libertà" doveva indicare una virtù tenuta in grande stima dai terrestri o dai loro antenati. In tal modo siamo giunti a una spiegazio­ne soddisfacente del sacrifìcio dei dischi che precedeva l'atto della deposizione.
Ma perché era necessario assicurarsi (o, come dice Xram, imporre), per mezzo di un congegno speciale, che tale disco venisse davvero sacrificato? Anche questo si può spiegare se consideriamo che i terrestri si avvicinavano ai cubicoli proba­bilmente spinti da una certa urgenza e che, se non ci fossero stati quei congegni, avrebbero potuto dimenticare di sacrifica­re il disco e di conseguenza sarebbero stati tormentati dal rimorso. Questo tipo di rimorso causato dalla mancata esecu­zione di determinati cerimoniali è un sentimento ben noto anche tra gli abitanti dei pianeti Sigma 25 e Sigma 43.
Ritengo che al momento questa sia nel complesso la spie­gazione più credibile e sono sicuro che ulteriori indagini la con­fermeranno. Come ho accennato prima, Xram ha una teoria tutta sua che può spiegare tutto, dai dischi nei congegni alle esplosioni di uranio che hanno estinto ogni forma di vita.
È convinto che questi dischi venivano dati ai terrestri come ricompensa per i loro servigi. Dice che i terrestri non era­no esseri razionali e che non avrebbero collaborato in imprese di cooperazione senza uno speciale incentivo.
Dice che permettere ai terrestri di depositare i loro escre­menti solo dopo aver sacrificato ogni volta un disco era un modo per stimolarli a possedere questi dischi e che, a sua volta, il desiderio di possedere i dischi li spingeva a collaborare alle attività comuni necessarie al funzionamento della loro società.
Secondo lui i dischi trovati nei depositi rappresentano solo un caso particolare di un principio molto più generale e probabilmente i terrestri dovevano consegnare i dischi non solo per poter accedere ai depositi ma anche per avere diritto al cibo e così via.
È venuto a discuterne un paio di giorni fa; non sono cer­to di aver capito tutto quello che mi ha detto, perché parlava molto velocemente, come gli capita spesso quando si fa prende­re dall'entusiasmo per una delle sue teorie. In ogni caso ho capi­to il nocciolo e per me quello che dice ha davvero poco senso.
Stando alle sue parole, il risultato di suoi elaborati calcoli dimo­stra che un sistema di produzione e distribuzione di prodotti basato su un sistema di scambio di dischi non può essere stabile, anzi è soggetto a grandi fluttuazioni che ricordano vagamente gli alti e i bassi dei cicli maniaco-depressivi dei malati di mente. Arri­va perfino a sostenere che in una fase depressiva la guerra diven­ta psicologicamente possibile anche all'interno della stessa specie.
Nessuno più di me è pronto ad ammettere che Xram ha una mente geniale. Le sue teorie sono risultate sempre sbagliate, ma fino a oggi tutte contenevano almeno un granello di verità. Nel caso di questa teoria il granello di verità deve essere davvero minuscolo e oltretutto questa volta posso provare che sbaglia.
Negli ultimi giorni abbiamo fatto un sopralluogo in dieci abitazioni diverse, scelte a caso tra quelle in città. Nelle case esa­minate finora abbiamo trovato numerosi depositi ma neanche uno era dotato di un congegno contenente dischi. Alla luce di questi fatti, è evidente che la teoria di Xram non sta in piedi.
Ormai siamo certi che i dischi rinvenuti nei depositi del "Grand Central Terminal" di New York si trovavano lì in fun­zione di un rituale preciso. A quanto sembra questi rituali era­no connessi all'atto della deposizione di escrementi solo, ed esclusivamente, in luoghi pubblici.
Sono contento che siamo riusciti a chiarire questo punto in tempo, perché mi sarebbe dispiaciuto se Xram si fosse reso ridi­colo includendo la sua teoria nel rapporto. E un ragazzo davve­ro dotato e, nonostante tutte le idee insensate che ogni tanto gli scappano fuori dalla testa, devo dire che gli voglio un gran bene.

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