LA RIFLESSIVITà NEI MERCATI FINANZIARI

da "La Crisi del Capitalismo Globale"
George Soros 1998

Usando come paradigma il boom dei conglomerati, ho elaborato un modello ideale di sequenza boom/crollo. Essa comincia con una distorsione prevalente e un trend prevalente. Nel caso del boom dei conglomerati, la distorsione prevalente era la preferenza per il rapido aumento degli utili per azione, senza troppo badare a come veniva ottenuto; il trend prevalente era la capacità delle aziende di realizzare un rapido aumento degli utili per azione, usando il proprio capitale azionario per acquisire altre società il cui multiplo degli utili era più basso. Nella fase iniziale (1), il trend non è ancora stato riconosciuto. Poi viene il periodo di accelerazione (2), in cui il trend viene riconosciuto e rafforzato dalla distorsione prevalente. Può intervenire un periodo di prova (3), quando i prezzi subiscono un arretramento. Se la distorsione e il trend rimangono costanti, entrambi ne emergono più forti che mai (4). Sopraggiunge poi il momento della verità (5), in cui la realtà non può più sostenere le aspettative esagerate, seguito da un periodo confuso (6), in cui si continua a stare al gioco senza più crederci. Alla fine si raggiunge un punto (7) in cui il trend subisce una flessione e la distorsione si inverte, il che determina una catastrofica accelerazione nella direzione opposta (8), comunemente nota come crollo.

Tutto ciò è illustrato nel grafico sopra riportato. Questo grafico presenta un caso ideale, ma i grafici delle varie conglomerate erano quasi corrispondenti. Non tutte le sequenze boom/ crollo seguono lo stesso andamento. In L'alchimia della finanza ho descritto un altro caso ideale, in cui fase ascendente e fase discendente sono più simmetriche. Nella realtà vi sono diversi processi riflessivi che interagiscono fra loro determinando ogni volta un andamento peculiare e non confrontabile con altri. Ogni caso è diverso dall'altro e le curve hanno tante forme diverse quanti sono i diversi casi. Il crollo improvviso della fiducia sui mercati finanziari dell'Estremo Oriente nel 1997, che ha inciso sui fondamentali in tutta l'Asia e addirittura nel resto del mondo, è un esempio calzante che analizzerò in seguito.

Non c'è nulla di determinato nel caso ideale che ho descritto più sopra. Le varie fasi possono avere ampiezza e durata variabile. Certamente, nella sequenza delle varie fasi sembra di poter distinguere una qualche logica, nel senso che sarebbe strano imbattersi in un periodo di accelerazione dopo il momento della verità, o in corrispondenza di un punto di inversione prima del momento della verità. Ma il processo può abortire in qualsiasi momento, anzi può non iniziare mai. A innescarlo è un'interazione di autoalimentazione reciproca fra giudizio e trend, fra pensiero e realtà. In moltissimi casi, il meccanismo riflessivo di feedback si autocorregge anziché autoalimentarsi: una sequenza boom/crollo compiuta è più l'eccezione che la regola, mentre la riflessività - che si autoalimenti o si autocorregga - è la regola. Eppure, viene ignorata dalle teorie correnti. Ad esempio, vi è un elemento riflessivo nell'attuale boom delle azioni di Internet: la popolarità della rete e quella delle sue azioni si sono alimentate a vicenda. Un analogo rapporto riflessivo esiste fra gli utili societari e l'uso delle opzioni azionarie per retribuire i manager, particolarmente forte nel settore bancario.

Effettivamente, per comprendere i mercati finanziari, il concetto di riflessività è molto più idoneo del concetto di equilibrio. Ma anche quest'ultimo ha la sua utilità; anzi, come abbiamo visto, sarebbe difficile illustrare il meccanismo di feedback senza ricorrervi. L'equilibrio, come i fondamentali, è un fertile errore. In fin dei conti non potremmo dire granché sulla distorsione introdotta dal giudizio dei partecipanti senza parlare dei fondamentali, anche se io sostengo che i cosiddetti fondamentali possono essere influenzati dalla distorsione stessa. Il grafico del boom dei conglomerati non avrebbe molto senso senza una curva che indichi gli utili per azione (cioè i «fondamentali»), nonostante questi siano influenzati dai prezzi di mercato.


Ma allora, che cos'è l'equilibrio? Io definisco «equilibrio» lo stato in cui vi è corrispondenza fra aspettative ed esiti. Sui mercati finanziari l'equilibrio è irraggiungibile, ma si può determinare se un trend prevalente porti verso l'equilibrio o meno. Sapere almeno questo costituirebbe un grande passo avanti verso la comprensione.

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