I POLITICI SONO MARIONETTE NELLE MANI DEI BANCHIERI

da "Fotti il Potere - Gli Arcana della Politica e dell'Umana Natura"

Francesco Cossiga 2010
 
Nella cosiddetta Prima repubblica, comunque, la politica non aveva ancora smarrito la propria auto­rità e il fatto che il motore dell'economia fosse l'in­dustria, e che l'industria fosse in buon parte pubbli­ca o comunque finanziata dallo Stato, consentiva un certo margine di autonomia rispetto a quelli che abi­tualmente vengono chiamati "poteri forti".
Quella stagione è però terminata con le privatiz­zazioni e con le privatizzazioni è, guarda caso, ter­minata anche la Prima repubblica.
«Oggi» dice Cossiga, «l'industria è completamen­te nelle mani delle banche e nonostante la recente crisi finanziaria globale le banche sono e resteranno i nuovi poteri forti. Ma la forza dell'economia è oggi enormemente superiore a prima. Per capirci, il rap­porto tra l'allora presidente di Confindustria Angelo Costa e il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi non era un rapporto tra pari: Costa faceva anticamera come gli altri. Mentre oggi le anticamere più ambite sono quelle dei banchieri e i politici ne rappresentano i più assidui frequentatori. Questo accade per tante e piuttosto evidenti ragioni, non ultima il fatto che le banche controllano indirettamente anche tutti i principali giornali italiani, e i politici i sono notoriamente attenti a quel che i gior­nali scrivono di loro... Detto questo, tra i leader politici di oggi c'è anche chi riesce a mantenere col potere finanziario un rapporto paritario fondato su reciproci favori».
È qui che per la prima volta Cossiga finge un certo pudore. Si fa portare un bicchiere d'acqua, mi offre un caffè, sposta l'attenzione altrove. Poi, come nulla tosse, riprende il discorso esattamente da dove l'aveva lasciato.
«L'argomento un po' mi imbarazza» dice, «perché il caso vuole che ai vertici di due dei tre più grandi gruppi bancari italiani siedano dei miei amici».
I tre più grandi gruppi bancari, ovvero: «Intesa San Paolo, Unicredit e, anche se con loro non ho rapporti diretti, il Monte dei Paschi di Siena dopo che ha acquisito Antonveneta».
Anche Cossiga, dunque, frequenta i banchieri. Così fan tutti, tutti quelli che possono. È pertanto difficile immaginare che un presidente del Consiglio italiano possa governare senza tener conto degli interessi delle banche; ancor più diffici­le, per non dire impossibile, che governi effettiva­mente contro di essi. La formula più ricercata è quel­la della tacita alleanza. Funziona piuttosto bene anche quella del finto conflitto.
«Comunque» riflette Cossiga, «certi rapporti per così dire privilegiati con i padroni del vapore esiste­vano anche in passato. Per esempio, è poco noto il fatto che nella Prima repubblica la Fiat godesse della protezione non solo della Democrazia Cristiana, dunque del governo, ma anche del Partito Comunista, che è stato sempre assai benevolo e comprensi­vo rispetto agli interessi della famiglia Agnelli».
Si immagina, per trarne un qualche utile...
«Be', credo proprio che si sia trattato di un rapporto di interesse più che di una consonanza ideale... E l'interesse, come sempre, era reciproco. Non dimen­tichiamo che la Fiat potè aprire i propri stabilimenti in Unione Sovietica costruendo una vera e propria città e che quella città fu non a caso battezzala Togliattigrad: un gesto di pubblica riconoscenza per l'intercessione del Pci. E ci sarebbe anche da chie­dersi se sia stato in virtù di questo storico rapporto che nessun magistrato della procura della repubbli­ca di Torino si sia sentito in dovere di andare a vede­re quale somma la Fiat avesse versato al Partito comunista per concludere quell'operazione...»
Lei ha mica idea dell'entità di quella somma?
«Scherza? Non s'è mai saputo: in questo i comunisti erano decisamente più accorti di noi democristiani...»

All'origine di Mani Pulite ci furono interessi economici

Naturalmente, la forza degli interessi economici costituiti è stata sempre in grado di condizionare i governi. In principio furono le grandi compagnie di navigazione e i potenti mercanti internazionali, poi i banchieri, poi gli industriali, poi le multinazionali, infine, e di nuovo, i banchieri. I quali, ricorda Cossiga, «hanno nel Council on Foreign Relations, nel gruppo Bilderberg e nella Trilaterale i loro centri di potere più influenti».
Del primo, nato nel '19, tra gli altri fanno tradizio­nalmente parte anche i segretari di Stato americani. Il Bilderberg, costituito nel '54, riunisce i migliori cervelli della politica, dell'accademia e della finanza di scuola liberal-liberista. La Trilaterale, fondata nel '72 dal superpetroliere David Rockfeller e dall'in­fluente ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano Carter Zbigniew Brzezinski, accomuna i vertici del potere statunitense, europeo e giapponese ed è universalmente considerata il centro di prima elaborazione delle politiche che saranno poi seguite dal Fondo monetario interna­zionale e dalla Banca mondiale.
I centri transnazionali del potere economico, dun­que, esistono sul serio. «Così come» sorride il presidente, «sul serio il 2 giugno del '92, a bordo del Britannia, lo yacht di Elisabetta II quel giorno ormeggiato al largo di Napoli, avvenne l'incontro tra i finanzieri angloamericani e i funzionari del Tesoro italiano guidati da Mario Draghi per mettere a punto i dettagli della colossale operazione di pri­vatizzazione della nostra industria e del nostro sistema creditizio».
C'è chi ritiene che l'obiettivo delle privatizzazioni, presupponendo un radicale rinnovamento del siste­ma politico, sia stato all'origine di Mani Pulite e che Mani Pulite sia stata per così dire incoraggiata dagli americani. Ma prove non ve ne sono. Mentre è chia­ro che, privatizzazioni o meno, il sistema politico della Prima repubblica era ormai fuori dalla storia. Non più competitivo e pertanto destinato al collasso.
A domanda precisa, Francesco Cossiga risponde cosi: «Le privatizzazioni servirono poi a Prodi per fare cassa, ripianare parte del debito pubblico e poter così proiettare l'Italia nel primo giro dell'euro, ma una cosa è certa: Mani Pulite non nasce con l'ar­resto di Mario Chiesa. Ho parlato con diversi gran­di imprenditori coinvolti, e tutti mi hanno detto che gli sono stati contestati dei fatti in realtà appresi dai magistrati anni prima grazie alle intercettazioni. C'è qualcosa che non torna: perche quelle inchieste da anni dimenticate sono state di colpo lanciate tra i piedi del ceto politico?»
A questo punto del discorso, di solito in Italia si tira in ballo la Cia. Ma il Presidente è scettico: «Seppure è vero che la Cia, o meglio: l'Fbi, seguiva con grande attenzione i fatti italiani e considerava finita la vecchia classe dirigente democristiana e socialista, alla teoria di una vera e propria regia americana non credo. Hanno concorso alle opera­zioni, ne sono sicuro, ma non ne sono certo stati gli unici protagonisti. Mentre è evidente che alcuni grandi soggetti economici e finanziari hanno unito le proprie forze a quelle della magistratura per dare la spallata finale a un sistema politico ormai logoro ed essere così sicuri di non finire travolti dalle mace­rie di un edificio destinato comunque a crollare».
Almeno in linea teorica, infatti, politica e finanza sono naturalmente nemiche perché, dice Cossiga, «la forza dell'una presuppone la debolezza dell'altra».
Per capire quale delle due sia oggi egemone, basta entrare in un ristorante romano o milanese (Il Bolognese, per esempio) e osservare chi, tra il politi­co e il finanziere, si alza per andare a rendere omag­gio all'altro. «Di regola» sorride rassegnato il Presidente, «è il politico».

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  • Jan 21 2012, 5:05 PM
    estratti da libri interessanti liked this post.