La Paura e la Speranza - Tremonti

estratto da La Paura e la Speranza, Tremonti, 03/2008

La cascata dei fenomeni di ritorno dal WTO è giunta in Occidente e soprattutto in Europa in forme che gli apprendisti stregoni non avevano previsto, e comunque prima e diversamente e più intensamente di quanto si fosse immaginato.
E proprio nella culla del WTO che il «fantasma» della povertà è nato e ha intrapreso la sua marcia.
Nel 1995, subito dopo il WTO, uscì un saggio politico intitolato II fantasma della povertà. Tra i suoi autori c'era anche l'autore di questo libro.
Allora non era ancora prevedibile quando sarebbe arrivato il fantasma, né per esempio che la Cina sarebbe entrata nel WTO così presto: l'11 dicembre 2001! Allora non si poteva neppure prevedere come e in che termini lo starter della nuova tecno-finanza avrebbe spinto la globalizzazione, fungendone insieme da innesco e da leva. Ma già allora era previsto che il fantasma sarebbe arrivato e come sarebbe arrivato.
Per anni quel saggio è stato sostanzialmente ignorato, come era del resto prevedibile. Si ammetterà tuttavia che, riesaminate ora, le ipotesi-tesi avanzate tredici anni fa fanno un certo effetto, un effetto, come dire, di preveggenza. Eccone una selezione:

a) «Le direttrici e le forme del movimento sono diverse, ma l'effetto complessivo è lo stesso: l'Occidente esporla ricchezza e importa povertà.»

b) «I salari occidentali entrano in concorrenza con quelli orientali, senza che i salariati orientali debbano immigrare e venire a lavorare nelle nostre fabbriche. Non occorre che gli operai si muovano. A muoversi ci pensano infatti i capitali occidentali, che direttamente o indirettamente finanziano le fabbriche orientali. La convenienza a investire capitali dove la manodopera costa pochissimo fa scattare, su scala mondiale, la concorrenza salariale.»

c) «Gli operai occidentali si trovano, infatti, stretti nella morsa tra "salari orientali" e "costi occidentali". I salari percepiti dagli operai occidentali tendono a livellarsi verso il basso, appiattendosi sul parametro dei salari orientali. Per contro, il costo dello standard di vita materiale e sociale resta quello occidentale.»

d) «E in questo modo che la povertà entra nella busta paga dei salariati occidentali. Ci entra in modo virtuale: attraverso l'applicazione del "parametro concorrenziale", che tende a livellare automaticamente i salari occidentali su quelli orientali ... Il conflitto sociale non è più solo tra operai e robot (la macchina "ruba lavoro"), ma anche tra "operaio occidentale" (la declinante aristocrazia operaia) e "operaio orientale" (il nuovo proletariato). Nella migliore delle ipotesi, l'operaio orientale fa concorrenza sul salario all'operaio occidentale; nella peggiore, gli ruba il posto di lavoro.»

e) «Gli occidentali assistono passivamente all'apertura di questo cantiere di demolizione, prendendo atto separatamente (a) della mondializzazione dell'economia, (b) della crisi dello Staio sociale ("Welfare State"), (c) della crisi della politica ... Non si comprende che gli anelli spezzati e sparsi a terra appartengono a una stessa catena. »

f) Non si può competere con l'Asia sulla «forza lavoro». Si devono riorganizzare gli Stati. E strategico «l'investimento pubblico nel capitale umano... Sapere audere». Ed è strategico per lo sviluppo «l'uso formativo dei network televisivi pubblici».

Da allora, dal 1995, poco o niente è stato fatto. Ma ora il «fantasma» sta davvero arrivando in Occidente e comincia a fare paura nelle periferie e nelle famiglie, nelle campagne, nelle fabbriche. E ora anche nelle cittadelle della finanza, tanto negli USA quanto in Europa.

374 views and 0 responses