LA LOTTA CONTRO IL TORCHIO DEI BIGLIETTI. UNA CITAZIONE IN TRIBUNALE CONTRO IL MINISTRO INGLESE DEL TESORO

 

Luigi Einaudi, 4 dicembre 1919


da "Il Mestiere della Moneta", 1990 UTET  

Per combattere il rialzo dei prezzi il governo inglese ha istituito i cosidetti profiteering tribunals e cioè tribunali contro i profittatori della guerra. Dovrebbero, su querela dei privati, condannare a multe, confische, carcere quei negozianti che si rendessero colpevoli di vendere merci a prezzi specialmente scandalosi.

Come era facile prevedere e come era inevitabile, i tribunali contro i profittatori non stanno cavando un ragno dal buco e non concludono nulla. Il provvedimento aveva carattere puramente politico demagogico. Solo le folle possono immaginare che impiccando gli speculatori alla lanterna sia possibile arre stare un movimento al rialzo dei prezzi, che gli speculatori utilizzano, ma che si sarebbe verificato anche quando, per sbaglio di calcolo, gli speculatori fossero unanimi nel vendere al ribasso. La lotta contro gli «speculatori» vale quanto la lotta contro il «capitalismo», a raggiungere la meta della riduzione dei prezzi: ossia nulla. Indirizzata così, cura alcuni sintomi e lascia invariata la causa della malattia; che è una causa semplice, evidente, che agisce in tutti i paesi belligeranti, in Europa ed in America, nei paesi neutrali, vincitori e vinti, e produce dappertutto gli stessissimi effetti: il torchio dei biglietti a stampa. Gli effetti furono meno rilevanti nei paesi neutrali che nei vincitori, meno in questi che nei vinti; raggiunsero il massimo nella Russia bolscevica, perché in essa il torchio a stampa gittò sul mercato una quantità di biglietti quale non si vide mai al mondo e quale per fortuna noi non conosciamo ancora.

Queste verità evidenti ha voluto dire con una sua singolare istanza giudiziaria il professore Edwin Cannan. Per chi non lo sapesse il Cannan è professore di economia politica nell'università di Londra, autore di opere insigni, uno degli uomini di scienza che mantengono accesa e pura la fiamma della scienza economica nella terra dove essa ha raggiunto il suo più alto splendore.

Al tribunale contro i profittatori di Oxford quest'uomo illustre presentò giorni or sono un'istanza contro i guadagni eccessi vi fatti da chi vende al prezzo di una lira sterlina le currency notes — corrispondenti ai nostri biglietti di stato — il cui costo di produzione non è superiore ad un penny l'una. Vendere a 25 lire — traduco in moneta italiana — una merce che ha costato io centesimi a produrre è compiere atto di «profittatore»; è fare, sovratutto, cosa che è la causa ultima degli alti ed eccessivi prezzi lamentati da tutte le persone bene intenzionate. Allo scopo preciso di mettere un fermo alla ulteriore fabbricazione di questo articolo di commercio, il professore Cannan presentava al tribunale di Oxford formale istanza affinché il caso fosse denunciato al ministero del commercio, che è l'istanza giudiziaria di grado superiore ai profiteering tribunals, e nel tempo stesso si richiedesse al pubblico ministero di iniziare immediatamente un processo contro il cancelliere dello scacchiere — il nostro ministro del tesoro — imputato del reato di trarre un illecito ed eccessivo profitto del 23900% dalla vendita dei biglietti da 1 lira sterlina e dell'11950% sui biglietti da 10 scellini. Se il tribunale intendesse dichiarare la propria incompetenza in merito alla sua querela, il prof. Cannan in linea subordinata rispettosamente chiedeva che il tribunale stesso desse le sue dimissioni, perché col tentare di abbassare a caso questo o quel prezzo senza fare alcun tentati vo per tagliare il male alle radici, impedendo quella fabbricazione di carta-moneta che sta devastando l'Europa e demolendo l'edificio della civiltà moderna, esso pestava l'acqua nel mortaio.

Il segretario del tribunale, ricevendo l'istanza, manifestò il dubbio se essa fosse presentata sul serio e se veramente sul serio si potesse affermare che il cancelliere dello scacchiere «vendesse» moneta.

Naturalmente, il prof. Cannan replicò di essere grandemente sorpreso che il segretario potesse supporre che egli facesse per ischerzo; che senza dubbio se i negozianti vendono stoffe e scarpe e uova, il cancelliere dello scacchiere vendeva la carta moneta, che è la merce di sua particolare fabbricazione; che egli lasciava che le persone il cui reddito cresce col crescere dei prezzi prendessero la sua querela in ridere. Essa doveva invece esse re presa sul serio da tutti coloro il cui reddito aumenta in misura inferiore all'aumento dei prezzi. Suo scopo era quello di fornire l'occasione ai tribunali di dimostrare che essi sapevano sol levarsi alla comprensione delle ovvie cause del male che erano chiamati a combattere.

Altrettanto naturalmente, l'istanza del prof. Cannan fu re spinta, essendosi il tribunale dichiarato incompetente.

Il prof. Cannan appartiene a quella esigua schiera di economisti che in tutta Europa sono reputati con commovente unanimità lunatici e teorici, da borghesi e da socialisti, da uomini politici e da giornalisti, solo perché hanno l'abitudine di dire la verità per tempo in faccia a tutti. E naturale che i tribunali, affaccendati a peggiorare il male ed a pestar l'acqua nel mortaio man dando in prigione venditori di burro o di scarpe o di verdure od applicando faziosamente decreti insensati sui fitti, si dichiarino incompetenti quando una persona di buon senso si attenta di chiamare dinanzi alla loro sbarra l'unico grande colpevole: che è il fabbricante di carta-moneta sovrabbondante. Dichiararsi competenti, vorrebbe dire dichiarare vano il proprio compito, che è di correre dietro ai fantasmi. Vorrebbe dire, sovratutto, fare il processo, attraverso al ministro del tesoro, a se stessi ed alla collettività tutta quanta.

Mettiamo tutti la mano sulla coscienza. Qual è la causa ultima di questo flagello devastatore, l'inondazione della carta moneta, che rialza i prezzi, aumenta i profitti ed i salari di vaste classi, immiserisce altre classi, provoca il malcontento di tutti, suscita fermenti rivoluzionari e minaccia di travolgere la civiltà moderna? Siamo noi medesimi, che non volemmo ridurre abbastanza i nostri consumi in guerra, che oggi spendiamo troppo nel cibo, nel vestito, nei divertimenti; e neghiamo allo stato quelle imposte di cui esso aveva ed ha bisogno per condurre la guerra e per ricostruire la pace. Noi, uomini di tutte le classi, a cominciare da coloro, moralmente i più imperdonabili e spregevoli, che danzano giocondamente sul vulcano acceso, sprecando le centinaia di migliaia ed i milioni di lire, sino alle masse lavoratrici, accese anch'esse dalla frenesia del godere, del consumare, nel vino ed in sciocchi divertimenti, gli eccezionali salari determinati dalle continue emissioni cartacee.

Sono costoro, appartenenti a tutte le classi sociali, la causa del male col loro rifiuto pervicace alla vita austera, al risparmio, al pagamento dei tributi. Costoro condurranno il mondo civile alla rovina: perché i ministri del tesoro saranno costretti, anche quando vedano il pericolo, a continuare ad allargare la breccia, attraverso cui passa l'inondazione di carta stampata destinata a sommergerci.

La salvezza può venire solo dall'energia della gente pensante, degli uomini che, in tutte le classi, serbano l'amore al lavoro, alla vita seria, al risparmio. Sono anch'essi in molti. Alcuni di essi vogliono conservare la società attuale, pur perfezionandola. Altri ambiscono ad un rinnovamento profondo.

Ma né la conservazione né il rinnovamento saranno possibili, se non si pone termine alla baldoria dello spendere e se non si riesce così a rompere il torchio a stampa dei biglietti. Né i liberali né i socialisti che siano davvero desiderosi di ricostruire sul vecchio tronco o su nuovissime fondamenta possono volere la distruzione irreparabile, lo scompiglio senza fine in fondo al quale non brilla nessuna luce, né bianca né rossa. Qualunque sia l'opera futura a cui le due parti intendono, su questo punto al meno dovrebbero essere concordi: nel distruggere il nemico comune, il nemico di ogni civiltà, il torchio devastatore dei biglietti.

 

 

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